giovedì 3 maggio 2018

Recensione: Emily Brontё di Agnes Mary Robinson

Buongiorno brontёani,
Oggi vi parlo della mia ultima lettura riguardo alle famose sorelle inglesi della letteratura ossia la prima biografia completa di Emily Brontё scritta da Agnes Mary Robinson nel 1883 e tradotta, 135 anni dopo, per noi lettori italiani, dalla Prof.ssa e studiosa brontёana Maddalena De Leo.
Agnes Mary Robinson (1857 – 1944) fu una saggista e una critica letteraria che si dedicò alla ricostruzione della vita di Emily Brontё con l’intento di restituire la giusta considerazione alla scrittrice di Haworth, ritenuta un personaggio scomodo negli ambienti letterari dell’epoca a causa del suo romanzo, Cime Tempestose, definito strano, sconcertante.
La biografia, edita da L’Argolibro, è un omaggio a Emily Brontё nell’anno (l’attuale) in cui si celebra il bicentenario della nascita.

"Disinteressata, testarda, nobile Emily Brontё (...) non avresti mai visto le cose più belle della vita. L'amore fraterno, la solitudine in libertà, la creatività non apprezzata sarebbero rimaste le tue gioie più grandi. Non ci sarebbe stato nessun palpito d'amore, nessun accenno di fama, nessun momento di piacere per te sulle ginocchia del destino. 
Né rosa né alloro sarebbero stati sparsi per te sulla tua bara."

Quando si parla di una delle sorelle Brontё è difficile, se non impossibile, non narrare di tutte loro o dell’intera famiglia, soprattutto se si tratta di Emily. Questa biografia non fa eccezione. Infatti, sin dall’introduzione sappiamo che Robinson ha utilizzato come fonte la celebre Vita di Charlotte Brontё scritta da Elizabeth Gaskell e alcune testimonianze come quella di Ellen Nussey (all’epoca ancora in vita), amica intima di Charlotte ma anche di Emily. L’opera pare dovesse essere dedicata proprio a Ellen, ma il disprezzo che Robinson riserva in queste pagine alla figura del povero Branwell Brontё pose fine a ogni tipo di rapporto tra la risentita fonte e la biografa.
Dall’infanzia spartana e isolata all’età adulta dove, insieme alle sorelle, visse molteplici delusioni per affermare la propria indipendenza, conosciamo una Emily Brontё mascolina, poco attenta alla moda, alta, dinoccolata, solitaria ma volenterosa; una natura forte e incontaminabile, passionale e dedita ai lavori più pesanti; la grande camminatrice delle brughiere, la poetessa che scriveva seduta sotto i rovi, il genio che non inseguiva alcun tipo di fama e che mai conobbe in vita; il suo amore per la terra e per gli animali, il suo malessere esistenziale e fisico provato lontano dalla canonica e dalla brughiera dove il suo spirito si sentiva a casa, fino alla stesura di quell’unico romanzo, Cime Tempestose, che le ha reso l’immortalità. Una donna coraggiosa, con poca esperienza del mondo ma dotata di grande compassione che riservò in special modo al fratello afflitto, disperato e infine perduto, Branwell. 
Agnes Mary Robinson riesce a trasmettere tutto ciò in modo chiaro e dettagliato, ma se da una parte ci riempie il cuore con alcuni dei versi più toccanti di Emily e l’analisi dei fattori che la portarono a comporli, dall'altra sembra accanirsi sulla figura di Branwell Brontё quale membro della famiglia indegno e degenerato, risultando un po’ ridondante e ripetitiva. 
Fulcro davvero interessante della sua analisi di Cime Tempestose è, a mio parere, la maternità/presunta paternità del romanzo che taluni ipotizzarono potesse essere stato scritto da Branwell anziché da Emily. Oggi sappiamo che, per diversi motivi, non andò così e che l’infelice Branwell fu il modello che ispirò la penna di Emily dalla quale nacquero Heathcliff e il suo dannato amore.
Un capitolo è dedicato all'omaggio di sua sorella Charlotte, quando, seppur in abiti assai diversi, ne ritrasse il carattere in Shirley. Infine la sua morte stoica. Lo spezzarsi di quelle catene terrene che Emily tanto aveva sopportato in vita e che suscitano un così puro rispetto nel lettore assorto. 
In conclusione, non posso che consigliare questa biografia, la più vicina all'epoca in cui lei visse, perché Emily Brontё fu la voce della brughiera, un lieve sussurro al suo tempo, un'eco portata dal vento e arrivata fino a noi oggi, forte, fortissima, duecento anni dopo.


"Da ciò che è forte si ricava quel che è dolce, e il miele migliore proviene dalle campanule."

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